Dati sul viaggio
Dettagli tecnici
Partenza : Marrakech (5/10/2018)
Arrivo : Marrakech (19/10/2018)
Tempo : 14 giorni
Distanza : 1.000 Km
Dislivello positivo : 15.000 m
Tipologia di strade : 80 % Asfalto, 20% sterrato
Altre info
Natura e panorami : Mozzafiato
DifficoltÃ
Fisica : Alta
Trovare alloggi : Medio/Bassa
Cibo ed acqua : Bassa
Officine e pezzi di ricambio : Alta
Traffico : Basso
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- Marocco in bicicletta – The Berber Experience : Marrakech – Marrakech – 1.000 Km – 15.000 m D+
Un viaggio nell'Alto Atlante con il popolo Amaziɣ
I frenetici mercati di Marrakech, la natura incontaminata, deserti, boschi, pianure, montagne, i migliaia di villaggi sparsi lungo i pendii, osservare milioni di stelle seduti accanto alla tenda, i sorrisi dei bambini,  le meravigliose piste desertiche, l’escursione nel deserto di Merzouga con i dromedari, il delizioso Thè Berbero, gli inebrianti sapori, colori ed odori delle spezie, il Tajin, famosissimo piatto marocchino, il succo di melograno, il succo d’avocado, i datteri essiccati, l’incredibile ospitalità del popolo Amaziɣ meglio conosciuto come popolo Berbero…questo è stato il viaggio in Marocco in bicicletta, un viaggio che resterà scolpito nelle nostre menti e nei nostri cuori per tutta la vita.
Marrakech, il Tizi N'Tichka e Télouet
Io ed il mio carissimo amico Alessio Galli iniziamo il nostro viaggio nel cuore della Medina di Marrakech, dopo aver montato le nostre bici in un Riad molto bello in cui abbiamo passato la notte, e dopo aver fatto un’abbondante colazione ci dirigiamo subito nella piazza Jemaa El Fna per la foto di rito, l’impatto con la città è molto positivo ed anche se caotica c’è comunque un apparente ordine nella più importante delle quattro città Imperiali del Marocco.
Il tempo di bere un succo di Melograno e siamo subito fuori dalle mura della città , diretti lungo la strada che ci porterà ad affrontare il passo del Tizi N’Tichka a quota 2.260 mt, la strada che porta al passo fu costruita dalla legione straniera a partire dagli anni 20, mandando così in declinio il vicino villaggio di Tèlouet che dapprima era l’unico punto di passaggio delle carovane commerciali, in quella zona, che collegavano le regioni sub-sahariana alla costa del mediterraneo.
Nella salita verso il passo il traffico si fa meno intenso ed incontriamo i primi villaggi lungo i pendii delle montagne, all’imbrunire cerchiamo un posto per piantare le tende e rilassarci finalmente un pò, fortunatamente in Marocco l’inquinamento luminoso è molto scarso ed il cielo di notte è di una bellezza incredibile.
La notte è caratterizzata da fortissime folate di vento che ci svegliano parecchie volte, fatto giorno smontiamo le tende e ripartiamo carichi di entusiasmo alla volta del Tizi N’Tichka, la salita per quanto lunga ed abbastanza ripida, la percorriamo molto agevolmente ed in poche ore siamo al passo, da questo punto in poi inizia una pista spettacolare che ci porterà a Tèlouet, questo è il primo vero assaggio dell’Atlante e rimaniamo più volte a bocca aperta per i paesaggi che ci palesano davanti agli occhi, iniziamo a fare anche i primi incontri con gli abitanti dei villaggi e con i bambini che saranno accanto a noi per tutto il viaggio ad accoglierci all’ingresso dei villaggi.
Arrivati a Tèlouet cerchiamo una sistemazione in una Gîte d’étape, in Italiano Casa di Tappa, è una piccola struttura alberghiera situata in un villaggio o lungo un sentiero circondata da un ambiente naturale o culturale, il proprietario è anche proprietario di un ristorante sulla strada principale.
La mattina ci rechiamo alla Qasba, che è una fortezza o piccola cittadella tipica di una città Araba, quella di Tèlouet è una delle più famose in Marocco e merita una visita.
La miniera di sale, Ait Ben Haddou e Ouarzazate
Qualche chilometro dopo il villaggio di Tèlouet facciamo una deviazione per visitare la miniera di sale, il sentiero che porta all’ingresso della grotta è davvero suggestivo, il terreno rossiccio misto con il bianco del sale che fuoriesce dall’interno della montagna tramite un rivolo d’acqua crea un effetto di colori davvero incredibile.
All’ingresso della miniera ci sono due pastori Berberi che per un paio di Dirham ci conducono all’interno, portatevi delle torce perchè all’interno non vi è alcuna illuminazione, era la prima volta che visitavo una miniera e mi è piaciuto molto, i due pastori parlavano solo il Berbero ed è stato simpatico cercare di comunicare con loro a gesti, è incredibile la potenza espressiva dei gesti e degli sguardi di due esseri umani che non parlano una sola parola della lingua dell’altro.
Il viaggio in Marocco in bicicletta prosegue in direzione Ait Ben Haddou, il fondo stradale è ottimo per cui viaggiamo molto spediti, per raggiungere la famosa località , set di numeri film, dobbiamo attraversare molti villaggi di fango, il panorama è come sempre molto suggestivo.
Una volta arrivati ad Ait Ben Haddou però restiamo un pò delusi, oltre a centinaia di turisti che arrivavano in pullman o dentro macchinoni costosissimi con autista al seguito, c’era solo la Qasba che abbiamo deciso di non visitare in quanto troppo affollata, ci dirigiamo quindi verso Ouarzazate senza nemmeno fermarci.
Ouarzazate è stata l’unica città che abbiamo incontrato durante il nostro viaggio in Marocco in bicicletta, oltre a Marrakech, è sede di numerosi studi cinematografici e vi sono stati girati molti film anche di enorme successo.
Dopo aver mangiato a Place Al-Mouahidine e bevuto un paio di birre, ci rechiamo fuori dalla città e ci accampiamo con le tende in un posto magnifico, probabilmente quì viviamo uno dei momenti più belli e rilassanti del viaggio.
La Valle delle Rose, del Dadés e la pista verso Tamtetoucht
La Valle delle Rose è situata tra Ouarzazate e la Valle del Dadès, lungo il tragitto si incontra la cittadina di Skoura dove si avvistano molte palme da dattero, eucalyptus e oleandri, meli, viti e mandorli, questa valle sarebbe interessante visitarla in primavera, periodo in cui c’è la Festa delle Rose tra fine Aprile e la prima settimana di Maggio.
Proseguiamo il viaggio in direzione Bou Tharar da dove parte una pista di indescrivibile bellezza che porta alla Valle del Dadès, il paesaggio attorno è surreale, sembra di essere su Marte, il colore attorno è composto da una varietà impressionante di sfumature di rosso, c’è solo sabbia e pietre, traffico inesistente, incontriamo solamente qualche persona con l’asino, siamo veramente felici a questo punto del viaggio.
Per percorrere la pista, che seppur non lunga (15 km) ci vorrà sicuramente del tempo quindi portatevi dietro qualcosa da mangiare ed una scorta d’acqua perchè dubito che non vi fermerete a scattare centinaia di fotografie o fermarvi ad ammirare il paesaggio.
Il viaggio prosegue verso le Gole del Dadès, per raggiungerle si percorre una strada che si estende in un canyon, quando inizia la salita diventa molto panoramica con una serie di tornanti dalle pendenze non mica facili, in compeso una volta arrivati in cima, il panorama è davvero suggestivo e poco più avanti, circa 3 Km dopo, si arriva alle famose Gole, noi ci siamo accampati qualche chilometro più avanti a causa del fondo troppo roccioso.
La mattina seguente ci aspetta una delle tappe più dure di tutto il viaggio, una volta giunti a M’Semrir facciamo scorta di cibo ed acqua perchè ci attende una pista molto dura di 42 Km che collega la Valle del Dadès alla Valle del Todra.
Per percorrere la pista ci impieghiamo praticamente tutto il giorno, i tratti a spinta sono parecchi e sono impossibili da pedalare, spesso perdiamo l’orientamento perchè la pista non sempre è visibile e si perde molto tempo per capire in quale direzione andare.
Lungo il tragitto incontriamo solo qualche Berbero in sella al proprio asino o addirittura a piedi, spesso ci siamo chiesti cosa diavolo ci facessero lì e dove andassero visto che nei 42 km di pista non c’è assolutamente nulla.
L’ambiente che ci circonda è veramente bello, se non sbaglio la pista costeggia il letto di un fiume ormai prosciugato (credo che torni in vita in primavera quando le nevi si sciolgono), il fondo è molto pietroso e in alcuni punti si cammina con difficoltà , quando arriviamo al valico a quota 2.634 mt restiamo senza fiato per la meraviglia che ci circonda, in vita mia raramente ho visto piste così belle, mi sento felice e libero, sono al settimo cielo.
La discesa che porta a Tamtetoucht è forse più dura della salita appena fatta, alcuni passaggi sono molto tecnici e le braccia ed i polsi iniziano a farmi male, sarebbe bastato fermarsi a riposare ogni tanto ma si stava facendo sera e volevamo raggiungere il villaggio prima del calar del sole, questa zona è abitata da alcuni Berberi che vivono nelle grotte naturali scavate nella roccia, sono piccoli gruppi di 5/6 persone.
Finita la pista arriviamo al villaggio e ceniamo in un ristorante dove conosciamo il proprietario che ci invita ad alloggiare a nella Gîte d’étape di un suo amico, l’alloggio è molto bello e pulito e Jawad (il proprietario) è veramente simpatico, passeremo con questi due ragazzi quasi 4 giorni visto che per visitare le Gole del Todra il nostro viaggio prevede di tornare indietro a Tamtetoucht e perchè troviamo un accordo con loro che per pochi euro ci accompagneranno a Merzouga per un’escursione nell’ Erg Chebbi con i Dromedari.
Le gole del Todra, la visita ai pozzi e l'Erg Chebbi
Da Tamtetoucht alle Gole del Todra sono solo 42 chilometri tra andata e ritorno, ad essere sinceri non credo ne valga la pena perdere un giorno per andare nelle Gole perchè le attrazioni naturali che avevamo visto fino a quel punto del viaggio erano di gran lunga superiori in bellezza, ma d’altronte se ne fa un gran parlare di quel posto e non andarci sarebbe stato abbastanza strano, ma vi assicuro che è uno di quei classici luoghi frequentato da quei turisti che non si inoltrano nelle zone più remote dove invece ci sono luoghi di gran lunga più belli.
Visitate le Gole torniamo indietro a Tamtetoucht dai nostri due amici e passiamo il pomeriggio nel più completo relax a bere Thè, proviamo inoltre un tipico prodotto locale chiamato “Aspirina Berbera”, pare che curi parecchi mali e dà una forte senzazione di relax.
Il giorno seguente partiamo alla volta di Merzouga per trascorrere due giorni nell’Erg Chebbi con i dromedari, ci attendono 5 ore di macchina ma ne vale veramente la pena, è situato circa una ventina di chilometri dal confine Algerino ed il paesaggio è completamente diverso rispetto all’Atlante, da TinghÄ«r fino all’Erg è solo pianura ed il paesaggio si desertifica gradualmente fino ad essere solo sabbia dorata.
A circa metà della strada ci fermiamo a visitare i pozzi che dall’Atlante portano l’acqua nelle zone orientali del Marocco più interne ed aride, si estendono su una lunghezza di 25 chilometri ed ogni pozzo dista circa 50 metri l’uno dell’altro, il primo è profondo 50 metri mentre l’ultimo pochi centrimetri, sono stati scavati tutti a mano ed hanno un accesso dall’alto ed uno di lato che consente di scendere giù.
Durante il periodo estivo servono anche per ripararsi dal caldo estremo, infatti le persone si rifugiano in fondo ai pozzi per trovare un pò di respiro, la guida che ci ha accompagnati ci ha riferito che durante il Ramadan la sua famiglia è solita passare in fondo al tunnel che collega i pozzi gran parte del tempo.
Ripartiamo alla volta di Merzouga dove ci aspetta la carovana di Dromedari che ci accompagnaranno nell’Erg Chebbi (l’Erg è un gruppo di grandi dune formate dalla sabbia portata dal vento), non ero mai salito su un Dromedario e quello che posso dire è che è SCOMODO tant’è che al ritorno ho preferito andare a piedi anche perchè mi faceva tenerezza quel povero animale costretto a portare a spasso la gente su e giù per il deserto.
L’Erg è meraviglioso ed anche difficile da descrivere in quanto a fascino, assistiamo addirittura all’alba ed al tramonto, esperienza veramente consigliata, la duna più alta è di 150 metri e l’area in cui si estende è di 5 km da est ad ovest e 22 km da nord a sud, si respira tranquillità , i colori sono bellissimi e cambiano continuamente a seconda della luce del sole, al tramonto sono colori molto caldi, durante la notte freddi ed il cielo è costellato da miliardi di stelle, sembra di essere su un altro pianeta.
L'Alto Atlante nella sua zona più isolata e la Cathedral
Una volta rientrati a Tamtetoucht pranziamo e ci rimettiamo subito in marcia verso la parte più dura del viaggio, in questo momento siamo esattamente a metà del percorso, i villaggi sono scarsi e poco forniti e le salite si fanno più dure, anche il paesaggio è diverso, assomiglia un pò al nostro Appennino.
Nei successivi 3/400 km gli unici villaggi un pò forniti sono Agoudal, Imilchil, Anergui e Zaouiat Ahansal, affrontiamo molti passi e strade sterrate anche abbastanza lunghe, il tratto più tosto è quello che da Anergui conduce a Zaouiat Ahansal, una pista meravigliosa totalmente immersa nella natura, in questi 80 km non si trova assolutamente nulla ragion per cui facciamo rifornimento di acqua e cibo.
In molti tratti di questa pista bisogna spingere a piedi, ci sono tratti stretti con fondo sconnesso, avanziamo nella più completa solitudine, non incontriamo nessuno, circa a metà strada arriviamo alla Cathedral, uno sperone roccioso che si innalza con pareti verticali, sembra un vero e proprio monumento, per 4/5 giorni la routine è pedalare, fotografare, mangiare e dormire e tutto questo ci piace un sacco, iniziamo però ad essere stanchi sia fisicamente che mentalmente ma tutto ha un prezzo, se si vuole godere di certi panorami questo è il giusto prezzo da pagare.
In queste zone isolate è davvero semplice campeggiare, ci si può mettere ovunque tanto non passa nessuno, di notte la temperatura scende parecchio, d’altronte siamo quasi sempre tra i 2.000 ed i 2.600 mt di quota, ma basta coprirsi adeguatamente per restare nella zona comfort, la notte il cielo si accende di stelle ed è un’incanto restare a chiacchierare fuori dalle tende.
Descrivere questa seconda metà del viaggio non è semplice, non essendo una zona molto frequentata non sono stati dati nomi alle attrazioni naturali nonostante sia tutto incantevole e selvaggio, ricordo con molta nostalgia i passi montani, in particolar modo il Tizi N’Tselli a 2.800 mt di altitudine, i boschi, le strade asfaltate completamente sgombere dal traffico, i minuscoli villaggi composti da poche case, i bambini che ci accoglievano all’ingresso dei villaggi, la gioia nell’incontrare dei piccoli negozietti dove comprare qualche biscotto, il Thè bevuto nelle case di passaggio, le lunghe chiacchierate con il mio amico, i sentieri nei boschi e tutta l’energia delle montagne che ci circondavano, respiravamo libertà e felicità a pieni polmoni.
Verso la fine del viaggio ed il rientro a Marrakech
Dal Tizi N’Tselli a Marrakech ci separano circa 250 km, di cui 100 km di pianura facile facile, siamo per cui quasi alla fine del viaggio, le ultime 3 tappe sono comunque molto dure, i dislivelli non sono mai inferiori ai 1.500 mt giornalieri, più andiamo avanti e più notiamo un certo rientro nella “civiltà ”, la parte dura è ormai alle spalle.
Arrivati a Demnate ci rilassiamo in un piccolo alberghetto, la cittadina è carina e si trova quasi tutto, nonostante non sia molto grande è molto viva, piena di gente e negozi molto forniti, ci sono anche dei locali stile occidentale, in poco tempo l’Alto Atlante ci sembra quasi un ricordo.
L’ultima tappa di 115 km ci porterà direttamente all’areoporto di Marrakech dove noleggeremo una macchina per trascorrere gli ultimi giorni del nostro viaggio sulla costa, visiteremo le città di Essaouira, Safi e Oualidia, in particolar modo Essaouira è davvero una cittadina incantevole, ha un porto molto grande e nella stagione estiva deve essere molto frequentata da turisti, lo notiamo dalla quantità di ristoranti e negozi presenti all’interno della Medina e sul lungo mare.
Il nostro viaggio in Marocco in bicicletta si conclude così nuovamente a Marrakech, dove trascorriamo l’ultima notte, solitamente per metabolizzare un viaggio del genere ci vuole sempre un pò di tempo ma avevamo già la vaga sensazione che questo viaggio segnerà inevitabilmente le nostre vite, mentre passeggiamo nuovamente in piazza Jemaa El Fna, luogo in cui il nostro viaggio era iniziato, siamo già con la testa a pensare al prossimo viaggio da fare, Sud America o Sud Est Asiatico è il nostro unico dubbio.
In attesa di altre avventure…
Cosa portare
- Bicicletta Salsa Fargo in acciaio con copertoni WTB Nine Line 2.0
- Gps eTrex 30x
- Butterfly Gun di Renzo Fornaro
- 1 borsetta da manubrio (Stem bag) – Rusjan
- 1 Handlebar bag + pocket – Rusjan
- 1 Frame bag full – Rusjan
- 1 Saddle bag – Rusjan
- 1 top tube – Rusjan
- 1 powerbank Anker da 5.000 mhA
- 1 powerbank Anker da 10.000 mhA
- GoPro hero5 session
- Luce frontale Led Lenser 350 Lumen
- Luce Fenix BC30R
- Luce posteriore See.Sense Icon Rear
- 5 borracce da 750 ml
- Tenda Vango blade 100
- Materassino Camp Essential Light
- Stuoino isolante
- Sacco a pelo Ferrino Lightec 850 SM
- 1 coperta isotermica
- Multitool Topeak
- Fascette di plastica varie misure
- Pinza
- Super Attak
- 2 camere d’aria
- Toppe autoadesive per camere d’aria
- Caccia Copertoni Topeak
- Toppe per copertoni
- Mini pompa
- 2 false maglie
- Raggi, Nipples e tiraraggi
- Olio catena
- Chiave per smontare i pedali
- Lucchetto (per legare la bici)
- Nastro americano e nastro isolante
- Frusta + chiave per pacco pignoni e dischi
- 2 divise estive da ciclista
- Gambali Btwin e manicotti
- Maglia lana Merino
- Canottiera castelli
- Casco e occhiali
- 1 bandana
- Scarpe Northwave Spider Plus 2
- Giacca e pantaloni impermeabili
- Pantalone decathlon con gambali estraibili
- 2 camicie a maniche corte
- 1 maglia di lana
- Giubbino in piuma d’oca 100 gr decathlon
- Ciabattine di plastica
- 1 mutanda
- 1 Asciugamano in microfibra grande
- Bustine doccia/shampoo
- Spazzolino e dentrifricio da viaggio
- Taglia unghie e forbicino
- Filo interdentale
- Crema solare
- Rasoio
- Salviette umide profumate
- Antibiotico generico
- Tachipirina
- Imodium
- Oki
- Enterogermina
- Gentalyn crema
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1 comment
Bellissimo racconto! Io ho fatto quasi lo stesso itinerario in 4×4 😛 non sono allenata come te! Ho aggiunto l’oceano, arrivando a Essaouira, la città del vento del Marocco!