Dati sul viaggio
Dettagli tecnici
Partenza : ReykjavÃk (10/08/2016)
Arrivo : BreiðdalsvÃk (20/08/2016)
Tempo : 11 giorni
Distanza : 764 Km
Dislivello positivo : 5.300 m
Tipologia di strade : 80 % Asfalto, 20% Sentieri/Sterrato
Altre info
Natura e panorami : Bellissimi
Popolazione : Popolazione????
DifficoltÃ
Fisica : Medio/Alta (Dipende molto dal periodo e dalle condizioni climatiche)
Trovare alloggi : Bassa (Si può campeggiare ovunque)
Cibo ed acqua : Acqua se ne trova ovunque, cibo un pò meno
Officine e pezzi di ricambio : Molto alta
Traffico : Medio/Basso
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- Iceland Bike Tour : ReykjavÃk – BreiðdalsvÃk – 764 Km – 5.300 m D+
Islanda in bicicletta
Geyser, pozze di fango ribollenti, vulcani, ghiacciai, spiagge nere, cascate, calotte di ghiaccio, pecore ovunque e pioggia a catinelle questo è quello che mi ha regalato l’Islanda, il biglietto da visita per il giro dell’Islanda in bicicletta è dei migliori ed il fatto di essere da solo rendeva tutto più romantico.
Un viaggio epico che ha segnato profondamente la mia anima, mi spogliai di tutte le mie false sicurezze e andai ad osservare un mondo a me sconosciuto, solo ed impaurito per la prima volta veramente in viaggio.
Il Parco nazionale Þingvellir, il geyser di Geysir e la cascata Gullfoss
Arrivai a Reykjavik in autobus dall’aeroporto quando erano appena le 6 del mattino, ma decisi di lasciare la capitale dopo circa un paio d’ore perchè la voglia di vedere il circolo d’oro era tanta.
Subito fuori della periferia il paesaggio cambiò velocemente, pianura pianura pianura era tutto quello che mi circondava, in lontananza si potevano vedere le prime montagne, erano bellissime viste da lontano figuriamoci da vicino pensai tra me e me, ero eccitatissimo.
La prima attrazione di giornata era la visita al Parco Nazionale Þingvellir che vuol dire “Þing” = “Parlamento” e “VÇ«llr” = “Pianura” ebbene si in questo luogo nell’anno 930 venne fondato uno dei primi parlamenti al mondo, inoltre questo sito si trova in una frattura dovuta alla deriva dei continenti che può essere facilmente riconoscibile dalle enormi faglie che lo attraversano.
Il luogo è davvero incantevole, infatti è presente anche il lago di origine naturale più grande dell’Islanda il Þingvallavatn con un’estensione di 84 km² .
Proseguendo il viaggio lungo la Þingvallavegur a circa 100 km da Reykjavik troviamo il famoso Geyser di Geysir ed il più piccolo Strokkur che ora risulta essere più attivo rispetto al suo fratello maggiore a causa della stupidità dei turisti che nel tempo, nel tentativo di “svegliarlo” e farlo eruttare in loro presenza lanciavano sassi all’interno della cavità fino ad ostruirlo quasi del tutto, Strokkur invece erutta ogni 4-8 minuti.
Il luogo è talmente bello che decisi di passare quì la seconda notte in tenda accampandomi nel vicino campeggio, la notte potevo sentire lo sbuffo dei Geyser mentre eruttavano, era tutto così surreale per me che visitavo per la prima volta un posto così eccezionale e diverso dal posto in cui vivo.
La notte passò tranquilla anche se non dormii molto tempo, l’eccitazione di andare alle cascate Gullfos era troppo forte, dal posto in cui mi ero accampato mi separavano solo una decina di chilometri da loro, così raccattai i miei cocci e montai in sella…bisognava andare.
Ricordo che quando lasciai Geysir ero leggermente frastornato tanto che ero emozionato dalla voglia di vedere queste cascate, feci quei 10 km molto velocemente e quando avvistai le cascate Gullfos scesi dalla bici e la lasciai cadere a terra, in quel momento credo non ci fosse praticamente nessuno o forse non vidi nessuno perchè il mio sguardo era tutto per sua maestà .
Mi avvicinai piano piano percorrendo la passerella di legno che conduce al suo fianco, fu un emozione pazzesca, e chi l’aveva mai percepita tutta quell’energia, il boato dell’acqua che precipitava, il vento che portava con se l’acqua della cascata mi aveva bagnato da capo a piedi ma a me non importava nulla, quell’energia la stavo assorbendo, me la sentivo addosso.
Il sentiero che conduce a Flúðir e l'arrivo sulla Ring Road
Continuando il viaggio in Islanda in bicicletta, una volta lasciate le cascate Gullfoss dovevo raggiungere la Hringvegur più comunemente chiamata Ring Road, nel mezzo però c’è un sentiero il cui fondo è praticamente tutto modellato in washboard, dei terribili piccoli dossi trasversali al senso di marcia che ti mandano in fisioterapia per un paio di mesi.
La giornata era calda ed il sole splendeva, i chilometri si accumulavano lentamente ma si avanzava, lungo il sentiero non incontrai nessuno fino all’imbocco con la 349 che è completamente asfaltata, verso l’ora di pranzo raggiunsi Flúðir dove finalmente c’era un supermercato.
2 mele, 1 yogurt, 50 gr di carne essiccata, 100 gr. di pesce essiccato, 1 pò di pane bianco ed un barattolino di marmellata 50,00 €!!! Alla grande proprio.
Dopo 3 giorni di viaggio e pedalato circa 170 km, finalmente arrivai sulla mitica Ring Road, una lunga strada che consente di fare il periplo dell’isola, paradiso per ogni ciclista in quanto perfettamente asfaltata e quasi tutta in piano, direte voi facile pedalare così, ah si si come no se non fosse per un piccolo particolare IL VENTOOOOOOO!!!!!!
Il famoso vento Islandese mi ha tenuto compagnia per tutto il viaggio e come al solito non poteva che soffiare sempre in direzione contraria (prima legge del ciclismo), da questo punto in poi faccio la conoscenza anche delle simpatiche pecore islandesi, pensate che sono stimate in circa 700.000 unità , praticamente il doppio degli esseri umani presenti sull’isola.
Le cascate Seljalandsfoss e Skógafoss e l'aeroplano a Sólheimasandur
La cascata Seljalandsfoss è una delle più famose dell’Islanda, l’acqua salta da una scarpata e si tuffa in un laghetto, è possibile ammirare questa cascata anche da dietro camminando lungo il sentiero, mettevi però almeno un impermeabile e coprite per bene la vostra attrezzatura fotografica perchè vi bagnerete sicuramente.
Proseguendo una cinquantina di chilometri lungo la Ring Road si arriva da un’altra famosa cascata la Skógafoss alta circa 60 metri, è possibile ammirarla sia dal basso che dall’alto, salendo una scalinata di circa 700 gradini.
La cascata Skógafoss prende origine dal fiume Skógaá proveniente dal ghiacciaio Eyjafjallajökull che a sua volta ricopre il vulcano Eyjafjöll, è davvero incredibile come la natura riesca a creare strutture anche solo difficili da immaginare.
Il vulcano Eyjafjöll è proprio quello che nel 2010 eruttando mandò in tilt il traffico aereo in Europa causando la sospensione di numerosi voli.
Circa una quindicina di chilometri più ad est lungo la spiaggia a Sólheimasandur troviamo la carcassa di un aereo della marina militare americana, questo luogo è diventato un’attrazione per i turisti ed anche se è difficile da raggiungere sono in molti a percorrere il sentiero che conduce alla spiaggia.
Il posto è davvero suggestivo, sembra uno scenario post-apocalittico, tutt’attorno c’è un deserto reso sterile dalla lava, vi chiederete voi se ne vale davvero la pena arrivare fino a lì, non mi dilungo nel discorso perchè vi basterà vedere la fotografia.
L'attraversamento dei Sandar
Il giro dell’Islanda in bicicletta da questo punto in poi inizia a farsi duro, il tempo non sarà più dalla mia parte e mi attende l’attraversamento dei Sandar, una regione piatta e desertica che si estende lungo la costa sud-occidentale.
Alle alte quote sui ghiacciai in montagna si staccano materiali argillosi, sabbia e detriti che vengono trasportati a valle dai fiumi glaciali, questa regione è inoltre spesso spazzata da forti venti e piena di fiumi torbidi glaciali, in compenso il panorama è davvero surreale.
Mi ricordo che impiegai due giorni per attraversare la distesa, pedalai costantemente contro vento e sotto una pioggia battente, fu veramente duro soprattutto mentalmente, pedalare in quelle condizioni amplificava la fatica.
Bisogna considerare che era il mio primo vero viaggio in bicicletta, l’attrezzatura che avevo dietro non era efficace contro la pioggia ed il freddo, inoltre viaggiavo pesantissimo, credo di aver superato abbondantemente i 45 kg tra bici e attrezzatura, in compenso imparai moltissime cose dopo questa esperienza.
Il giorno che da VÃk à Mýrdal dovetti raggiungere Kirkjubæjarklaustur fù una vera tragedia, la mattina quando ero ancora in tenda mi arrivò una notifica sull’App Veður che segnalava un allarme meteo, io adesso non so per quale ragione decisi di ignorarla quella notifica ma fu un grosso errore.
Erano solo 64 chilometri ma impiegai tutta la giornata per percorrerli, non dimenticherò mai quel giorno, andai talmente in crisi che per avanzare prendevo come riferimento i paletti a bordo strada e li contavo, facevo un tratto a piedi a spinta ed un tratto pedalando.
Il vento e la pioggia furono terribili quel giorno, era difficoltoso anche restare in piedi, verso fine giornata addirittura mi scappò un pianto, cosa caxxo ci facevo il 15 di Agosto in mezzo ad una tempesta in Islanda mi chiedevo, pensai quasi di mollare ma ad un certo punto un vento gelido mi venne addosso, le nuvole sparirono quasi del tutto e smise di piovere.
Il vento partiva dal cuore del ghiacciaio Vatnajökull che a quel punto distava da me solamente una ventina di chilometri, era un mostro vivo che mi sputava addosso tutta la sua potenza, il vento era talmente forte che si sentiva un rumore molto forte partire da lontano quasi metteva paura.
Però c’è da dire che quando lo vidi per la prima volta rimasi veramente a bocca aperta, era non dico bello era bellissimo, in un certo senso anche elegante, la foto in basso la scattai proprio nel momento della crisi.
Quel giorno lungo la Ring Road non vidi passare nemmeno tante macchine segno evidente che le altre persone non avevano ignorato quella notifica sull’allarme meteo, quando arrivai al campeggio a Kirkjubæjarklaustur parlando con un ragazzo italiano venni a sapere che quel giorno il vento soffiò tra i 40 ed i 50 nodi (74,08 e 92,60 Km/h), credetemi è abbastanza forte.
Il Vatnajökull e la laguna glaciale di Jökulsárlón
Questa parte della Ring Road regala sogni ad occhi aperti, i successivi 2 giorni pedalai costantemente con il ghiacciaio sulla sinistra, veramente ero scioccato dalla bellezza ed in più avevo un’ansia pazzesca di ammirare uno dei luoghi più belli ed incantevoli che i miei occhi hanno ammirato in tutta la mia vita, la laguna glaciale di Jökulsárlón!!!
Arrivare alla laguna rappresentò per me un sogno che si avverava, nei mesi precedenti avevo visto molte foto di questo posto e le persone che ci erano già state mi parlavano sempre di questo posto.
Molto probabilmente descrivere le emozioni che provai nell’ammirare tanta maestosità potrebbero risultare banali e patetiche perchè dovrei elencare una serie di aggettivi superlativi, posso solo dire che non ci sono parole per descrivere questa laguna, vi lascio una carrellata di immagini quì sotto per farvi avere un’idea.
I fiordi orientali
Questa poco popolata zona dell’Islanda offre paesaggi davvero spettacolari, si possono ammirare i Fiordi formati da ripide montagne intagliate da cascate.
La cittadina di Höfn segna l’ingresso nei Fiordi Orientali, e quì è possibile fare rifornimento di cibo in quanto si possono trovare dei supermercati, in questa zona avvistai per la prima volta una renna in libertà e questo mi riempì di gioia e nonostante fosse molto lontana la riuscii a riconoscere facilmente.
A questo punto del viaggio fortunatamente sono stato raggiunto dal mio amico nonchè compagno d’avventure Alessio Galli e questo mi tirò sù di morale visto che gli ultimi giorni erano stati sì intensi ma anche molto faticosi.
Il tratto della Ring Road che collega Höfn a Djúpivogur è molto suggestivo, si incontrano anche poche macchine perchè molti turisti da questo punto tornano indietro alla capitale.
Purtroppo il mio viaggio stava volgendo al termine perchè iniziai ad accusare un forte dolore al ginocchio ed anche se di mollare non volevo proprio saperne il terzo giorno si gonfiò a tal punto da rimanere praticamente bloccato.
Riuscimmo a raggiungere BreiðdalsvÃk dove presi un bus che mi riportò alla capitale, fui veramente molto dispiaciuto perchè questa zona è veramente stupenda, inoltre molti tratti erano sterrati il chè rendeva il tutto più selvaggio.
Tornerò sicuramente in Islanda nuovamente in bicicletta ma la prossima volta ho intenzione di inoltrarmi negli altopiani interni percorrendo la F35 e la F26, due strade mitiche che conducono direttamente alla luna.
Ringrazio profondamente questo paese per avermi regalato una delle esperienza più belle della mia vita.
In attesa di altre avventure…
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2 comments
Bello, racconto molto coinvolgente. Davvero sei riuscito a trasmettere le emozioni che regala e suscita la bici. Non ho mai fatto un viaggio vero e proprio, pratico, però, le lunghe distanze partecipando alle randonnee. Le emozioni che ti regalano la bici e i luoghi che attraversi non hanno pari. Complimenti ancora per il racconto e, soprattutto, per l’impresa a due ruote. Con calma leggerò anche gli altri racconti.
Ciao Cinzia, grazie mille per il commento, mi riempie di gioia.
Adoro anche io fare lunghe distanze e fra una settimana farò finalmente la mia prima Randonnèe del 2018, chissà se un giorno ci incontreremo in qualche rando, buone pedalate!!! P.s. ho visto le tue foto con la maglia nazionale ARI grandissima!!!